Il libro
Depose la cornetta con un sospiro: sua madre aveva il potere di indispettirla.
La sua amica aveva
bisogno di un grosso piacere per il figlio, un ragazzo con tanti problemi, la
sua amica voleva che qualcuno correggesse il libro che il figlio aveva scritto,
la sua amica era rimasta scioccata dall’insensibilità della gente a cui l’aveva
chiesto e che si era rifiutata, la sua amica contava molto sulla disponibilità di Anna.
“Ho assicurato che l’avresti corretto, questo è il numero di
telefono del comune di Colleseccato , Giovanni lavora lì.”
Anna era di pessimo umore mentre componeva il numero
dell’ufficio comunale . Rispose uno di colleghi che prima di chiamare lo
scrittore si informò:
“ E’ per il libro?"
Mentre rispondeva, Anna subodorò l’aroma dolciastro del qui gatta ci cova.
La voce di Giovanni, dall’altra
parte della cornetta, era però così fiduciosa, mentre ripeteva di voler
pubblicare questo libro per poi devolvere il guadagno per l’acquisto di un’ ambulanza
a favore della Croce Rossa, che provò tenerezza per il ragazzo, futuro caso
letterario.
Capì che L’apprendista scrittore non aveva un‘idea dell’ iter faticoso e il più delle
volte infruttuoso che avrebbe dovuto percorrere la sua opera per poter aspirare
a una pubblicazione. Si convinse poi che il libro dovesse essere una di quelle storie strappalacrime con malattia, morte e povertà. Concluse infine che non aveva proprio voglia di leggerlo, ma
si trovò a dire:
“ Se non è troppo lungo, spediscimelo via e mail. Quante
pagine sono?”
“Centocinquanta”
Ah però!
“ Che genere è?”
“Ma non saprei. Però
tutti quelli che l’hanno letto hanno detto che non ha sintassi! Ma cosa sarebbe
questa sintassi?”
Andiamo bene, speriamo sia una battuta,
“ Beh, spedisci e
vediamo cosa si può fare”
“ La spedisco con la posta elettronica del comune. Ho
chiesto e mi hanno dato il permesso perché io non ho la mail”
Il tempo di salutare e accendere il computer e la mail era lì: Comune di Colleseccato.
Anna salvò l’allegato con l’intenzione di lasciarlo sedimentare
in attesa della giusta ispirazione per leggerlo. Alla sesta telefonata in due giorni da parte di
un ansioso Giovanni, capì che, ispirazione o no, avrebbe dovuto mettersi al lavoro.
Già dalle prime righe ebbe la certezza che quella sulla
sintassi non fosse una battuta:
un’accozzaglia di parole senza senso strisciava sulle pagine senza che un punto o almeno una virgola provassero
a interromperne il flusso. Capì lo sgomento
delle persone che l’avevano avuto per le mani: non era leggibile, al punto che non le riusciva, assolutamente, di afferrare il
senso del discorso.
La tentazione fu quella di chiudere quelle pagine e
rispedire al mittente con una scusa, ma come l’avrebbe messa con sua madre e la
sua amica? L’assenza di sintassi era più
facile d’affrontare della disapprovazione materna. Decise perciò di decifrare il codice e poi al limite avrebbe un po’ inventato,
tagliato, costruito.
Man mano che procedeva nella lettura, la situazione si
faceva però più chiara e più problematica e quel lieve aroma di qui gatta ci cova, che aveva percepito
durante la telefonata divenne un tanfo irrespirabile.
Aveva in mano un'accozzaglia di parole
sconclusionate, che racchiudeva un’opera porno in piena regola.
E adesso chi lo dice a
mia madre fu la prima cosa che le
venne in mente. La seconda fu quella di
lanciarsi in un’ impresa pazza e scrivere un racconto hardcore in piena regola.
Sarebbe bastato non censurare, trovare le parole giuste per
descrivere gli infuocati giochi erotici, mettere un po’ di punteggiatura,
tagliare almeno un’ottantina di pagine e voilà: un bel raccontino al peperoncino a favore
della Croce Rossa.
La decisione era presa: “Vada per la mia prima opera porno” E
si avvolse nel peccato.
Prima di tutto doveva cercare la trama, sempre che ce ne
fosse una. L’intricata giungla di baci e
amplessi di varia natura lasciava vedere
un piccolo e tortuoso sentiero, una sorta di filo conduttore.
L’intreccio era banale ma c’era.
Ø
Amori lesbici e sadici fra due brave ragazze di
campagna,
Ø
il triangolo con la psichiatra,
Ø
l’incontro amoroso, dettagliatamente descritto, fra la dottoressa e un giovane canadese,
Ø
il trasferimento di tutta la combriccola
assatanata, in una grande città del Canada straordinariamente simile a un
qualsiasi paesino del centro nord
italiano,
Ø
una leggera sfumatura gialla a poche pagine
dalla conclusione e, fra furti e tentati omicidi, si arriva
Ø
all’happy end finale, con matrimoni gay ed etero celebrati in contemporanea.
Erano ben
individuabili tre filoni narrativi: sesso, cibo e sfrenato divertimento postprandiale.
Il sesso era molto ripetitivo, come preliminari e come
ambientazione. Qui c’era poco da fare: la fantasia, rivelando le manie igieniste
dell’autore, non andava oltre all’infuocato incontro in doccia. Anna aggiunse
solo qualche sensazione olfattiva e le scene si arricchirono di profumi e
raffinate essenze esotiche.
Sul cibo, invece, applicò una feroce e inesorabile censura.
Le untuosissime cene a base di cannelloni, fiorentine, dolci e vini della casa, che si ripetevano
ogni santa sera e mettendo a rischio linea e salute dei protagonisti, furono
trasformati in leggeri e raffinati spuntini vegetariani consumati in esclusivi
ristoranti a lume di candela.
Anche il dopocena subì una metamorfosi: in alternativa alle
serate karaoke, dettagliatamente descritte, appassionate notti di tango
argentino e qualche concerto rock.
Lasciò inalterati i matrimoni etero e gay celebrati
contemporaneamente con rito civile, perché le sembrò un tocco di coscienza da non
sottovalutare e rilesse le trenta pagine del suo romanzo sexy.
Sì, adesso era tutto perfettamente chiaro.
Non le restava che spedire l’opera, non senza un po’ di
pubblicità.
Telefonò al comune di Colleseccato per annunciare l'arrivo della mail con il libro. Aggiunse poi :
“ Non ho applicato censure e quindi è tutto perfettamente comprensibile. Meglio
non lasciarlo tra la posta del comune”
Aveva uno strano tono, la voce dall’altra parte del filo
quando ripeté:
“Niente censure?”
Anna sorrise; la Croce Rossa
avrebbe dovuto attendere un’altra fonte di finanziamento per la sua
ambulanza, ma al libro di Giovanni non
sarebbero certo mancati anonimi
estimatori.
Le rimaneva un unico dubbio: doveva o no, stamparne una
copia per sua madre?
Se pensate che gli scienziati siano gelidi produttori di equazioni, leggete queste appassionate poesie di Schrodinger
Carnevale della Letteratura ospitato dal blog il Gloglottatore
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